Il Satana Miltoniano

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Indubbiamente Satana è la più grande creazione del genio miltoniano, il più imponente, aggressivo, affascinante dei personaggi del Paradiso Perduto; al punto da giocare un brutto scherzo al suo creatore: far credere che proprio lui, il puritano John Milton, fosse dalla sua parte, non solo simpatizzando, ma addirittura identificandosi col grande ribelle infernale. Cosa che non passò mai per il capo di Milton; se poi una certa dose di simpatia sia sfuggita al suo autocontrollo, se sia stato il suo subconscio ad identificarsi con Satana, a noi non è dato di indagare.
Quando riemerge dal lago ardente e s'avvia alla spiaggia, riscotendosi dopo la caduta dal Cielo, Satana non ha perso ancora, se non in piccola parte, lo splendore della sua natura angelica. La sua luce è come quella del sole, velata però dalle nebbie del mattino o come quella della Luna, oscurata in parte da un'eclissi.
Quando, passate in rassegna le sue schiere, convoca il gran concilio strategico di Pandemonium, Satana siede in trono, circondato da mille semidei su seggi d'oro. Ma col procedere del dibattito la favolosa impotenza del Titano comincia a ridursi a dimensioni più umane e col decrescere della gigantesca statura, emergono caratteristiche e atteggiamenti simili piuttosto a quelli di uno scaltro, abilissimo leader politico o di un potente condottiero. La sua forza è più che umana, ma già costretta in schemi che ci sono familiari: per la prima volta si attenua l'atmosfera mitica, sovrannaturale, che aleggiava intorno alla sua figura. Il ribelle acquista però ben presto una nuova grandezza, quella di un coraggio smisurato come il suo orgoglio.




Quando affronta il viaggio attraverso il vasto spazio sconosciuto per raggiungere il Paradiso Terrestre, è il nuovo spazio di Copernico e Galileo quello in cui Satana si avventura: lo spazio senza limiti, senza confini, dove tempo, luogo, dimensioni, sono concetti senza senso: il vuoto, dove non v'è mare, né coste, né aria, né fuoco ma il Caos. Il Gran Nemico lo osserva, dall'orlo dell'inferno: un lungo momento di esitazione, finché la sua tempra indomabile ha il sopravvento, e il suo orgoglioso coraggio affronta gli inquietanti misteri del Nulla.  Eppure il re dei demoni non è poi così forte ed incrollabile come sembra: ha i suoi momenti di stanchezza, i suoi ripensamenti, conosce i dubbi, le incertezze, anche la paura. E nell'inferno della sua anima si succedono le esitazioni, la feroce determinazione, l'ira ribollente per la propria debolezza, l'invidia inconfessata e quindi l'odio più cupo per l'Uomo, così felice e puro e innocente. Una ridda di abiezioni, in mezzo alle quali s'aprono ancora, tuttavia, spiragli di luce, specialmente quando paragona, con infinita amarezza, il suo stato attuale a quello di un tempo, e a quello, inesorabilmente peggiore, che verrà. E quando ammette, sia pur a denti stretti, che sua soltanto, e non di Dio, è stata la colpa di quanto è successo, sa che potrebbe forse tornare al Cielo e indugia sul quel pensiero. Ma non è certo uno scrupolo del genere a trattenere il ribelle: la molla che lo fa agire è l'orgoglio, l'incoercibile orgoglio: per tornare a Dio dovrebbe pentirsi, sottomettersi. Impossibile, intollerabile! "Male, sii tu il mio Dio!", il grido blasfemo ribadisce la condanna. Satana ha scelto ancora una volta, deliberatamente, inesorabilmente: sarà l'eterno nemico, l'antagonista di Dio; è il primo passo verso la degradazione. Il suo pallido volto si sfigura tre volte, d'ira, d'invidia, di disperazione. E sottilmente, attraverso un gioco di similitudini, il poeta ne sottolinea anche il decadimento fisico. L'angelo caduto viene paragonato sempre più frequentemente ad animali sempre più bassi, fino al serpente. Tuttavia riesce difficile al poeta dimenticare l'affascinante figura del ribelle, la gloria torbida, la tenebrosa maestà delle sue prime apparizioni: il grande Satana in disfacimento ha ancora dei sussulti di grandezza. Per esempio, quando l'angelo Ituriele lo scopre, nel Paradiso Terrestre, e lo tocca con la sua lancia, il Nemico si erge improvviso in tutta la sua statura, lo fronteggia con l'antica baldanza. Come una vampata d'incendio improvvisa, suscitata da una favilla sprizzata su polveri piriche.    

***

Qualche verso del "Paradiso Perduto" di John Milton! E siccome mi piace l'Inglese antico, riporto anche il testo originale, che fa molto Cradle of Filth :D

Qualche info sull'Autore:


John Milton nacque a Londra nel 1608; poeta di educazione puritana (sì, in effetti qua e là nell'Opera appaiono leggeri cenni di "misoginia", con una garrula e felicemente obbediente Eva...comunque sorvolando sui difetti dell'opera, Milton resta sicuramente uno dei massimi Poeti Inglesi!), compì un lungo viaggio in Italia (1638-1639) ma tornò in Patria allo scoppio della guerra civile, durante la quale fu partigiano di Cromwell. Oltre ai Poemetti giovanili "L'allegro" e "Il pensieroso", all'Idillio Pastorale "Comus", all'Elegia "Lycidas", ai Sonetti ("Sulla mia cecità" il più noto), scrisse trattati teologici e polemici, anche se la sua fama è legata al Poema "Paradiso Perduto", seguito da "Paradiso Riconquistato" (io però non l'ho mai trovato in giro...) e la Tragedia "Sansone Agonista". Morì nel 1674.  


Libro I

"Chi fu che li sedusse per primo all'insana rivolta?
Il Serpente infernale; fu lui che con malizia,
accecato da invidia e vendetta, trasse in inganno la madre
di tutti gli uomini, al tempo che il suo orgoglio
l'aveva esiliato dal cielo con tutte le sue schiere
di angeli ribelli, con il cui aiuto aspirava a levarsi
più in alto della gloria dei suoi pari, convinto
di poter uguagliare l'Altissimo, se gli si fosse opposto;
e in ambizioso disegno un'empia guerra mosse
nei cieli contro il seggio ed il regno di Dio.
Ma la lotta orgogliosa fu inutile. Poichè l'Onnipossente
lo gettò capofitto fiammeggiante dall'etereo cielo
con orrenda rovina riarso in quella perdizione senza fondo,
dove dimora in catena di adamante, nel fuoco della pena,
colui che aveva osato sfidare alle armi il Dio Onnipotente.
Nove volte lo spazio che il giorno e la notte misura
agli uomini mortali, con la sua orrenda ciurma fu sconfitto,
e cadde rotolando nel golfo di fuoco, travolto, sebbene immortale.
Ma il destino altra pena doveva riservargli; il pensiero della felicità perduta e insieme del dolore interminabile
ancora lo tormenta, e così getta attorno i suoi sguardi funesti,
che testimoniano immensa afflizione, e sgomento
commisto a odio tenace, e inflessibile orgoglio. Per quanto è dato agli angeli distendere lo sguardo, egli subito osserva quell'aspro e pauroso e desolato luogo, quella prigione orribile e attorno fiammeggiante come una grande fornace, e tuttavia da quelle
fiamme nessuna luce, ma un buio trasparente, una tenebra
nella quale si scorgono visioni di sventura, regioni di dolore e ombre d'angoscia, e il riposo e la pace non vi si troveranno, né mai quella speranza che ogni cosa solitamente penetra; e solo una tortura senza fine urge perenne, e un diluvio di fiamme nutrito di zolfo sempre ardente, mai consunto: tale è il luogo che la Giustizia Eterna aveva preparato per quei ribelli; qui la prigione era stata ordinata nella tenebra esterna, e lo spazio assegnato tanto lontano da Dio e dalla luce del cielo tre volte la distanza dal centro del polo estremo."

Book I

"Who first seduced them to the foul revolt? Th'infernal Serpent; he it was whose guile, stirred up with envy and revenge, deceived the mother of mankind, what time his pride had cast him out from heav'n, with all his lost of rebel angels, by whose aid aspiring to set himself in glory above his peers, he trusted to have equaled the Most High, if he opposed; and with ambitious aim against the throne and monarchy of God raised impious war in heav'en and battle proud with vain attempt. Him the Almighty Power hurled headlong flaming from th'ethereal sky with hideous ruin,and combustion down to bottomless perdition, there to dwell in adamantine  chains and penal fire, who durst defy th'Omnipotent to arms. Nine times the space that measures day and night to mortal men, he with his horrid crew lay vanquished, rolling in the fiery  gulf confounded though immortal. But his doom reserved him to more wrath; for now the thought both of lost happiness and lasting pain torments him; round he throws his baleful eyes, that witnessed huge affliction and dismay mixed with obdùrate pride and steadfast hate. At once as far as angels ken he views the dismal situation waste and wild a dungeon horrible, on all sides round as one great furnace flamed, yet from those flames no light, but rather darkness visible served only to discover sights of woe, regions of sorrow, doleful shades, where peace and rest can never dwell, hope never comes that comes to all; but torture without end, still urges, and a fiery deluge, fed with ever-burning sulphur unconsumed: such place Eternal Justice ha prepared for those rebellious, here their prison ordained in utter darkness, and their portion set as far removed from God and light of heav'n as from the center thrice to th'utmost pole."


Riporto anche la traduzione di Lazzaro Papi (una traduzione che sconsiglio, se non si conosce già bene l'Opera, perchè lo stile di Papi è troppo aulico e, a tratti, difficile, se non incomprensibile! è meglio prima accostarsi ad una traduzione in italiano corrente dell'Opera di Milton, e poi magari leggersi, giusto per curiosità, o anche per apprezzare "l'Italiano Antico", quella di Lazzaro Papi)

"Al turpe eccesso chi sedusse gl'ingrati?
Il Serpe reo d'Inferno fu. Mastro di frodi e punto
da livore e vendetta egli l'antica
nostra madre ingannò, quando l'insano
orgoglio suo dal ciel cacciato l'ebbe
con tutta l'oste de' rubelli Spirti.
Su lor coll'armi loro alto a levarsi
ambìa l'iniquo e d'agguagliarsi a Dio
pensò superbo rivolgendo in mente,
incontro al soglio del Monarca eterno
mosse empia guerra e a temeraria pugna
venne, ma invan. L'onnipossente braccio
tra incendio immenso e orribile ruina
fuor lo scagliò dalle superne sedi
gù capovolto e divampante in nero,
privo di fondo disperato abisso;
ove in catene d'adamente stretto
a starsi fu dannato e in fiamme ultrici
qual tracotato sfidator di Dio,
e già lo spazio che fra noi misura
la notte e'l dì, nove fiate scorse,
che con l'orrida ciurma avvolto ei stava
nell'igneo golfo, tutto sbigottito
benchè immortal.Pur lo serbava ancora
a maggior pena il suo decreto. Intanto
l'aspro pensiero del perduto bene,
e del futuro interminabil danno
il cruccia alternamente. Intorno ei gira
le bieche luci una profonda ambascia
spiranti e un cupo abbattimento misto
d'odio tenace e d'indurato orgoglio:
ed in un punto, quanto lungi il guardo
d'un Angelo si stende, ei l'occhio manda
su quell'atroce, aspro, diserto sito;
carcere orrendo, simile a fiammante
fornace immensa; ma non già da quelle
tetre fiamme esce luce; un torbo e nero
baglior tramandan solo, onde si scorge
la tenebrosa avviluppata massa
e feri aspetti e luride ombre e campi
d'ambascia e duol, dove non pace mai,
non mai posa si trova, e la speranza
che per tutto penétra, unqua non scende.
Quivi è tormento senza fin, che ognora
incalza più, quivi si spande eterno
un diluvio di foco, ognor nudrito
da sempre acceso e inconsumabil solfo.
Tal la Giustizia Eterna a quei ribelli
aveva apparecchiata orrenda chiostra
d'esterno tenebror, remota tanto
dalla luce del ciel quant'è tre volte
lontan dal centro della terra il polo
dell'Universo."

Riporto qualche stralcio del discorso che Satana, appena caduto, rivolge alla sua cerchia di fedeli; è un monologo tutto intriso di eroismo, per quanto disperato, un eroismo puro, che pur sapendo benissimo della sua inevitabile sconfitta, non esita a erigersi come ribelle e condottiero: ad essere esaltato, a mio parere, è proprio lo sforzo del tentativo alla rivolta, che per quanto disperata e votata allo scacco e alla sconfitta, è vista come totale affermazione del Sé. è la parte più celebre del Poema, citatissima nel periodo del Romanticismo da tutti gli artisti ribelli alla società, che si identificavano con il Satana miltoniano; Dio, secondo questa interpretazione romantica era quindi lo Stato, la Chiesa Dogmatica, la società opprimente che soffoca il genio del singolo, in perenne lotta per affermarsi o farsi accettare "in un mondo massificato"; e se era così nel 1800, pensiamo a come sia la nostra società attuale, dove tutto è "piattificato"!
In questo brano di Milton, compaiono a mio avviso, due grandi temi legati al libero arbitrio: il proprio io, la propria mente, vista come inferno, o come stato perenne, che non può non rimandare al concetto di Swedenborg, oltre che ai successivi Goethe e Schiller, (e rifacendoci molto liberamente a Kierkegaard, potremmo persino dire "Non sei tu che mi perdoni Dio, sono io che non perdono me stesso, e non so che farmene del tuo perdono, se io a me stesso non perdono la mia disperazione") e il regnare, come proprio Dio, persino su un regno orribile o d'oscurità totale, la cui unica luce è proprio quella dell'Orgoglio e della Superbia Fiera di Se Stessi, perché è meglio essere padroni di se stessi in un luogo oscuro e desolato, piuttosto che essere servi - senza aver voluto essere creati - in una prigione dorata.
Viene quasi da sorridere, pensando che una delle più belle rappresentazioni letterarie di Satana, venga proprio da uno scrittore cristiano di educazione puritana!
 

Libro I

"Che importa se il campo è perduto? Non tutto
è perduto; la volontà indomabile, il disegno
della vendetta, l'odio immortale e il coraggio
di non sottomettersi mai, di non cedere: che altro
significa non essere sconfitti?"

What though the field be lost?
All is not lost: the unconquerable will,
and study of revenge, immortal hate,
and courage never to submit or yield:
and what is else not to be overcome?

" [...] Strappata dal Peloro, o dal fianco squarciato
dell'Etna che rintrona, le viscere sempre nutrite
di combustibile e pronte a concepire fuoco
sublimato di furia minerale porgono aiuto ai venti
e lasciano un fondale abbruciacchiato, ravvolto
di fumo e di fetore: simil era il terreno sul quale
posavano le piante dei piedi maledetti.
Lo seguiva il compagno più prossimo, entrambi gloriandosi
di essere sfuggiti al gorgo dello Stige
simili a dei, recuperate ormai tutte le forze,
e non perchè era il potere più alto ad averlo voluto.
"è questa la regione, è questo il suolo e il clima"
disse allora l'Arcangelo perduto, "è questa sede che
abbiamo guadagnato contro il cielo, questo dolente buio
contro la luce celestiale? Ebbene, sia pure così
se ora colui che è sovrano può dire e decidere
che cosa sia il giusto: e più lontani siamo
da lui e meglio è, da lui che ci uguagliava per ragione
e che la forza ha ormai reso supremo
sopra i suoi uguali. Addio, campi felici
dove la gioia regna eternamente! E a voi salute, orrori,
mondo infernale; e tu, profondissimo inferno, ricevi
il nuovo possidente: uno che tempi o luoghi
mai potranno mutare la sua mente. La mente è il proprio luogo,
e può in sé fare un cielo dell'inferno, un inferno del cielo.
Che cosa importa dove, se rimango me stesso; e che altro
dovrei essere allora se non tutto, e inferiore soltanto a lui
che il tuono ha reso il più potente? Qui almeno
saremo liberi; poichè l'Altissimo non ha edificato
questo luogo per poi dovercelo anche invidiare,
non ne saremo cacciati: vi regneremo sicuri, e a mio giudizio
regnare è una degna ambizione, anche sopra l'inferno:
meglio regnare all'inferno che servire in Paradiso."


Torn from Pelorus, or the shatterd side
of thund'ring Etna, whose combustible
and fueled entrails thence conceiving fire,
sublimed with mineral fury, aid the winds,
and leave a singèd bottom all involved
with stench and smoke: such restig found the sole
of unblest feet. Him followed his next mate,
both glorying to have scaped the Stygian flood
as gods, and by their own recovered strenght,
not by the sufferance of supernal power.
"Is this the region, this the soil, the clime,"
said then the lost Archangel, "This the seat
that we must change for heav'n, this mournful gloom
for that celestial light? Be it so, since he
who now is sovran can dispose and bid
what shall be right: fardest from him is best,
whom reason hath equaled, force hath made supreme
above his equals. Farewell, happy fields,
where joy for ever dwells! Hail, horrors, hail,
infernal world, ant thou, profundest hell,
receive thy new possessor: one who brings
a mind not to be changed by place or time.
The mind is its own place, and in itself
can make a heav'n of hell, a hell of heav'n.
What matter where, if I be still the same,
and what I should be, all but less than he
whom tunder hath made greater? Here at least
we shal be free; th'Almighty hath not built
here for this envy, will not drive us hence:
here we may reign secure, and in my choice
to reign is worth ambition, though in hell:
better to reign in hell than serve in heav'n."


Libro IV

"E quindi maledetto quel suo amore, se l'amore o l'odio
essendo ormai per me la stessa cosa mi procura solo
un eterno dolore. Ma no, maledetto piuttosto
tu che liberamente scegliesti la tua volontà
contro la sua volontà, e così giustamente ti rammarichi.
Me miserevole! per quale varco potrò mai fuggire
l'ira infinita, e l'infinita disperazione?
Perchè dovunque fugga è sempre inferno: sono io l'inferno;
e nell'abisso più fondo un altro abisso
ancora più profondo si spalanca, e minaccia
di divorarmi, e a confronto l'inferno che subisco
mi sembra essere un cielo."


Be then his love accurst, since love or hate,
to me alike, it deals eternal woe.
Nay cursed be thou, since against his thy will
chse freely what it now so justly rues.
Me miserable! which way shall I fly
infinite wrath, and infinite despair?
Which way I fly is hell; myself am hell;
and in the lowest deep a lower deep
still threat'ning to devour me opens wide,
to which the hell I suffer seems a heav'n.


"Mi adorano sul trono dell'inferno
con diadema e scettro
così elevati, e proprio mentre cado
sempre più in basso, supremo ormai solo nella miseria -
essendo questa la gioia che dona l'ambizione."

While they adore me on the throne of hell,
with diadem and scepter high advanced,
the lower still I fall, only supreme
in misery; such joy ambition finds.


E ora, l'altra traduzione, ad opera di Lazzaro Papi!

"Intorno Ei gira
le bieche luci una profonda ambascia
spiranti e un cupo abbattimento misto
d'odio tenace e d'indurato orgoglio:
ed in punto, quanto lungi il guardo
d'un Angel si stende, Ei l'occhio manda
su quell'atroce aspro, diserto sito;
carcere orrendo, simile a fiammante
fornace immensa; ma non già da quelle
tetre fiamme esce luce; un torbo e nero
baglior tramandan solo, onde si scorge
la tenebra avviluppata massa
e feri aspetti e luride ombre e campi
d'ambascia e duol, dove non pace mai,
non mai posa si trova, e la speranza
che per tutto penétra, unqua non scende.
Quivi è tormento senza fin, che ognora
incalza più, quivi si spande eterno
un diluvio di foco, ognor nudrito
da sempre acceso e inconsumabil solfo."


Un commento, all'Opera di Milton :D

"L'antitesi irriducibile Dio-Satana torna ad essere il motivo ispiratore del "Paradiso Perduto", di John Milton (1608-1674). Satana, l'angelo ribelle, precipita assieme a quelli che l'hanno voluto seguire nel caos, ma non si arrende. Ha udito in cielo una profezia a proposito della creazione di un nuovo mondo, la Terra, e di un essere, l'Uomo, e decide di saperne di più. Da qui prende il via una serie di eventi drammatici: il Figlio offre se stesso per la salvezza dell'umanità, destinata a essere tentata e pervertita dal Demonio. Satana assume la forma di angelo minore e penetra, tra dubbi e timori, nell'Eden; Eva viene tentata una prima volta da Satana perché mangi il frutto della scienza nonostante la proibizione divina, ma interviene l'arcangelo Raffaele e racconta la storia della battaglia fra angeli buoni e angeli ribelli... Ma Satana non demorde. Tornato al Cielo, l'arcangelo ritorna nell'Eden sotto forma di nebbia, si insinua nel serpente, e si avvicina nuovamente a Eva. Blandendola scaltramente, la induce a mangiare il frutto proibito, e ad offrirlo ad Adamo. Dio allora pronunzia una servera condanna contro la prima coppia, che scaccia dal Paradiso terrestre. La Morte e la Colpa, incoraggiate dal successo di Satana, decidono di salire nel mondo abitato dall'uomo, ma l'arcangelo Michele predice l'incarnazione, la morte e la resurrezione del Figlio di Dio per la salvezza dell'umanità. La partita ora si gioca sulle virtù teologali della Fede e della Speranza, ma le porte del Paradiso terrestre si sono chiuse per sempre, e una schiera di cherubini si pone alla guardia del divino giardino.

Con Milton, suo malgrado, Satana assume definitivamente un aspetto di bellezza irrimediabilmente decaduta, e, quindi, di inconsolabile nostalgia (già il titolo del Poema è estremamente significativo). Solo chi ha rivestito questa bellezza fulgente può amaramente rimpiangerla e dare, nel suo non arrendersi, una potente caratterizzazione del Male, che è come dire  della disperazione.
"Un Lucifero come quello di Dante, ficcato immobile in mezzo alla terra, non può ricevere un aspetto epico, ma se un poeta sviluppa il mito di Lucifero come protagonista di una poema solenne, la figura stessa del Diavolo deve necessariamente assurgere all'altezza dell'Epica: così Milton alla fine nobilita il suo Satana-Lucifero con la Grandiosità stessa del compito che gli fa assumere, e la serietà con la quale egli cerca di condurlo a effetto."  (A.S.Nulli)


Nota di Lunaria: dal punto di vista letterario, oltre ai capolavori di Lermontov
( https://ildemonelermontov.blogspot.it/ ) ed Eminescu http://poesiamondiale.blogspot.it/2015/08/mihai-eminescu.html ,


si può citare anche il Caino, il Lucifero e il Manfred di Byron http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/09/byron-commento-al-manfredi-caino.html

''Il Re delle Tenebre'' di Nikolaj Rajnov


Il "Faust" di Goethe


Oltre a Carducci e al suo "Satana scientifico",


si può citare anche Lèo Taxil

"Vieni, Lucifero, vieni! O calunniato dai preti e dai re! Vieni, che noi ti abbracciamo, che noi ti stringiamo sul nostro petto! E’ molto tempo che noi ti conosciamo e tu conosci noi! Le tue opere, o benedetto del nostro cuore, non sono sempre belle e buone, agli occhi degli ignoranti, ma esse sole danno un significato all’Universo. Tu solo animi e fecondi il lavoro. Tu nobiliti la ricchezza; tu servi di essenza all’autorità; tu metti il suggello alla virtù … E tu, Adonai, dio maledetto, noi ti rinneghiamo! Il primo dovere dell’uomo intelligente e libero è quello di scacciarti dal suo spirito e dalla sua coscienza. Perché tu sei essenzialmente ostile alla nostra natura, e noi non dipendiamo per nulla dalla tua autorità. Noi giungiamo alla scienza tuo malgrado, alla prosperità tuo malgrado, alla società tuo malgrado; ciascuno dei nostri progressi è una vittoria nella quale schiacciamo la tua divinità.
Spirito mendace, Dio imbecille, il tuo regno è finito: cerca fra i bruti altre vittime. Ora, eccoti detronizzato e distrutto. Il tuo nome per troppo tempo ultima parola del sapiente, sanzione del giudice, forza del principe, speranza del povero, rifugio del colpevole penitente, questo nome incomunicabile Padre Eterno, Adonai e Jehovah, d’ora in poi votato al disprezzo e all’anatema, sarà dileggiato tra gli uomini.
Il tuo nome è goffaggine e viltà, ipocrisia e menzogna, tirannia e miseria. Fintanto che l’umanità si inginocchia davanti al tuo altare, l’umanità schiava dei re e dei preti sarà riprovata; fintanto che un uomo, nel tuo nome esecrabile riceverà il giuramento di un altro uomo, la società sarà fondata sullo spergiuro e la pace e l’amore saranno banditi fra i mortali …
Dio, ritirati! poiché sino da oggi, guariti dal tuo timore e divenuti sani, giuriamo, con la mano sollevata verso il tuo cielo, che tu non sei se non il carnefice della nostra ragione e lo spettro della nostra coscienza!"

e Mario Rapisardi



Anche  "La Bas (L'Abisso)" di J.K. Huysmans è un classico del "Satanismo letterario", anche se l'opera di Huysmans dà spazio a scene quasi grottesche di blasfemia e manca del fascino poetico degli autori che ho citato qui sopra... piuttosto, è pregno di una vena quasi pessimistica e di disgusto della condizione umana... ( http://intervistemetal.blogspot.it/2017/08/la-blasfemia-black-metal-la-sua-origine.html )


Per una visione moderna e romantica del mito dell'angelo della morte, vedi la "Touched Saga"



Infine, anche se il tema meriterebbe un commento molto più esteso, ricordiamo che Satana può diventare metafora anche delle battaglie e delle rivolte contro i tiranni e le dittature: il Titanismo lo celebrava come colui che si era ribellato al dio padre, simbolo di ordine pre-costituito e dittatoriale, e in senso metaforico, come simbolo della lotta contro la dominazione straniera (ideali risorgimentali) o il dominio papista, o ancora, come metafora del Singolo Io (Stirneriano) che si ergeva al di sopra della mediocrità della massa-gregge di pecore obbedienti e belanti. In una prospettiva parzialmente femminile (*), Satana diventa il simbolo della lotta contro il patriarcato monoteista misogino: la donna ribelle a tale ordine è "satanica" proprio perché non obbedisce: NON SERVIAM. Peraltro si noti che nel Satanismo, contrariamente al monoteismo, la donna è sacerdotessa tanto quanto l'uomo.


(*) Parzialmente femminile, perché Satana è ipostatizzato al maschile, rappresentando un concetto maschile di divinità, esattamente come il cristo o il dio padre; pertanto, non può simboleggiare la donna dal punto di vista fisico (Ipostasi del Corpo Fisico Femminile Magnificato) ma solo dal punto di vista del pensiero e dell'azione (la ribellione all'autorità dittatoriale). Più propriamente, per riferirsi ad un'Ipostasi del corpo femminile e all'identità psichica della donna che non dipendi o parta da presupposti maschili (ovvero per sviluppare una prospettiva ginocentrica alla questione-donna), si deve ricorrere agli archetipi delle Dee.


APPROFONDIMENTO SU SATANA IN TASSO, MARINO E MILTON



tratto da


Nella "Gerusalemme Liberata" di Tasso, Satana conserva l'orripilante maschera medioevale:

Orrida maestà nel fero aspetto
terrore accresce e più suberbo il rende;
rosseggian gli occhi, e di veneno infetto,
come infausta cometa, il guardo splende;
gl'involge il mento, e su l'irsuto petto
ispida e folta la gran barba scende;
e in guisa di voragine profonda
s'apre la bocca d'atro sangue immonda.

Qual i fiumi sulfurei ed infiammati
escon di Mongibello, e 'l puzzo e 'l tuono,
tal de la fera bocca i negri fiati,
tale il fetore e le faville sono.


Non molto diverso appare il Satana del Marino, nella "Strage degli Innocenti":

Negli occhi, ove mestizia alberga e morte,
luce fiammeggia torbida e vermiglia.
Gli sguardi obliqui e le pupille torte
sembran comete, e lampadi le ciglia.
E da le nari e da le labbra smorte
caligine e fetor vomita e figlia;
iracondi, superbi e disperati,
tuoni e gemiti son, folgori i fiati.

è interessante che il Marino abbia introdotto un nuovo elemento, la mestizia: "Negli occhi, ove mestizia alberga e morte".
Il Satana del Marino è mesto perché prima di tutto sente d'essere un angelo caduto.
"Misero, e come il tuo splendor primiero
perdesti, o già di luce Angel più bello!"

è un fuligginoso Narciso, un Fetonte degli abissi.

Il Marino insiste con l'aspetto prometeico di Satana:

"E se quindi il mio stuol vinto cadeo,
il tentar l'alte imprese è pur trofeo"

e, sulla bellezza del suo essere d'un tempo:

"Ah, non se' tu la creatura bella,
principe già de' fulguranti Amori,
del matutino Ciel la prima stella,
la prima luce degli alati cori?"

"Lasso, ma che mi val fuor di speranza
a lo stato primier volger la mente?"

"Ma qual forza tem'io? già non perdei
con l'antico candor l'alta natura"

Questo aspetto di Satana Milton lo ebbe presente, quando nel Primo Libro del Paradiso Perduto si accinse a descrivere il concilio infernale. Milton conosceva la traduzione che del Primo Canto della "Strage degli Innocenti" aveva fatto Richard Crashaw, e conosceva l'originale italiano. Il Crashaw aveva reso il passo:

"Misero o come il tuo splendor primiero
perdesti, o già di luce Angel più bello!"

con

"Disdainefull wretch! how hath one bold sinne cost
Thee all the Beauties of thy  once bright eyes?"

Per Milton questo "splendor primiero" non è del tutto perduto; Lucifero è cambiato, sì:

"...Oh qual caduto! oh come
cangiato sei da quel che ne i felici
regni di luce, sovra tante e tante
miriadi benché fulgide, splendevi
di trascendente lucidezza cinto!"

"Ei su'l resto in statura e in portamento
torreggiava superbo: ancora sua Forma
perduto non avea tutto il nativo
scintillante fulgore, e comparia
nulla men che un Arcangel rovinato
e che di gloria un oscurato eccesso:
come allor quando il novo Sol traluce
per l'aere orizontal caliginoso
privo di raggi o quando tutto il copre
il dosso della Luna in buia eclisse:
disastroso crepuscolo che affosca
mezze le Nazioni, e di vicenda
i gran Monarchi nel timor sospende.
Pur benché avvolto di sì fosco velo
l'Arcangel rifulgea su gli altri tutti,
ma la sua faccia avean di solchi piena
del fulmin le profonde cicatrici:
sta l'atra Cura su la smorta guancia,
ma sotto ciglia di coraggio intrepido
e di considerato orgoglio invigila
alla vendetta"

Anche negli occhi del Satana di Milton albergano mestizia e morte:

"...round his baleful eyes
that witness'd huge affliction and dismay
mixt with obdurate pride and stedfast hate"

Se fu Milton a conferire alla figura di Satana tutto il fascino del ribelle indomito che già apparteneva alle figure del Prometeo eschileo e del Capaneo dantesco, non va dimenticato che il Marino l'aveva preceduto su quella strada.
Comunque, in Milton, Satana assume definitivamente un aspetto di decaduta bellezza, di splendore offuscato da mestizia e da morte.
La bellezza maledetta è attributo permanente di Satana.

Nota di Lunaria: potremmo far notare che il Satana di Lermontov è ancora più tormentato, giacché egli ama ancora, anzi, forse ama ancor più di prima.  https://ildemonelermontov.blogspot.it/



Inoltre, benché sia un romanzo e non un poema in versi, suggerisco anche la lettura della "Touched Saga",



che pur lontana dal "Satana innamorato", riprende comunque l'idea di "angelo caduto e innamorato", ed è di gran lunga superiore, per stile e trama, al molto-più-strombazzato-in-giro "Fallen", che, pur con una buona trama, specialmente nel finale, resta impaludato in uno stile adolescenziale "teen-ageriale" a tratti davvero basso.