Il Vampiro nella Letteratura e nella Musica

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All'origine della letteratura sui Vampiri c'è una scommessa, dalla quale sarebbe nato il romanzo dell'orrore anglosassone. Nella splendida dimora, Villa Diodati, a Ginevra, il giugno del 1816 è radunato un gruppo di intellettuali: Byron, Shelley, Mary e John Polidori.


A causa del tempo piovoso, i quattro dovettero stare rinchiusi in casa e Byron propose di scrivere ciascuno una storia di fantasmi. Si cominciò a discutere di trame, ma solo due dei presenti presero sul serio la scommessa: la prima fu lei, Mary Wollstonecraft Godwin in Shelley, che comincerà a scrivere il "Frankenstein", pubblicato nel 1818; il secondo fu Polidori che pubblicò una novella: "The Vampyre". In poco più di 20 pagine, il racconto di Polidori ridisegna completamente il personaggio del Vampiro: da povero contadino ignorante Polidori lo trasforma in una figura a tutto tondo: il suo Lord Ruthven, tenebroso nobile inglese condannato dai suoi delitti a succhiare il sangue dei vivi, è un aristocratico e ricco di fascino irresistibile, tratti profondamente originali rispetto alla tradizione popolare che dipingeva i Vampiri come villici analfabeti e cadaveri ripugnanti. Infine, non è più un personaggio che infesta le campagne e i casolari, bensì è completamente inurbato e frequenta la società del tempo. Da questo schema deriverà la matrice sul quale verranno modellate le successive filiazioni del Vampiro, sia in veste maschile sia femminile (Nota di Lunaria: almeno fino agli anni '80 e soprattutto '90-'00 quando cominciano a vedersi anche vampiri parodizzati o teen agers, vedi il fenomeno Twilight...). L'intuizione letteraria di Polidori sembra sia nata dal desiderio di dipingere una caricatura di Lord Byron, per vendicarsi delle frustrazioni subite nella competizione tra i due. Inoltre, non contento di prestare al suo Vampiro aspetto e atteggiamenti byroniani, Polidori fece pubblicare il suo racconto, nel 1819, a firma dello stesso Byron. Il racconto ebbe immediatamente un successo straordinario, e nessuno dubitò che fosse di Byron. Polidori morì suicida a soli 26 anni: gli sopravvisse il suo personaggio (Byron ne aveva smentito la paternità). In breve, quasi ogni autore romantico dell'Ottocento si cimentò con la sinistra figura del Principe delle Tenebre: "Vampirismus" (1828) di E.T.A. Hoffmann, "Il Vij" (1835) di Gogol' e "Clarimonde" (1836) di Gautier sono da annoverare tra i capolavori del genere (soprattutto "Clarimonde", anche noto come "La morta innamorata", il mio preferito, che tratterò prossimamente in forma più estesa. Intanto vedi qualche estratto qui:  http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/anne-crawford-commento-un-mistero-della.html ).
"Varney the Vampyre" (1847), pubblicato anonimo, a puntate, ma probabilmente di Thomas Preskett Prest e/o James Malcolm Rymer, e "Carmilla" di Le Fanu (1872) sono altri racconti in cui la tematica ormai classica del Vampiro - le nobili origini, il maniero perduto nella foresta, il sottofondo erotico (in Fanu c'è anche il rimando saffico), la vittima inconsapevole, la tradizionale fine cruenta - sono concentrati e riassunti.

Nota di Lunaria: mi piacerebbe trattare anche Le Fanu... lo farò appena possibile. Il libro lo acquistai ad uno spettacolo teatrale dedicato proprio a "Carmilla"...


Su Polidori vedi anche il commento trascritto qui: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/06/commento-al-vampiro-di-john-polidori.html

Tre furono gli spunti di cui si valse Bram Stoker per tracciare la figura di Dracula; il primo fu la lettura di Carmilla; il secondo fu la figura dell'attore vittoriano Henry Irving, che gli servì come modello in vista di una possibile riduzione scenica della trama che stava progettando; il terzo fu un sogno, che ispirò l'ambigua sottotraccia erotica.
Era una notte di marzo del 1890 quando Stoker, svegliatosi da un incubo, tracciò in fretta queste righe su un foglio di carta: "Un giovane esce e vede tre fanciulle; una di loro cerca di baciarlo sulla gola. Il vecchio Conte interviene con rabbia e furia diaboliche: quest'uomo mi appartiene, io lo voglio."
L'esile traccia così descritta era quanto restava della visione notturna; chi ha letto il romanzo riconoscerà la scena: si trova nel terzo capitolo.
Con meticolosità, Stoker passò sette anni a documentarsi sui Vampiri. Nel suo romanzo accolse e concentrò tutte le precedenti connotazioni narrative della tematica vampirica: ne confermò l'origine balcanica, collocando il suo personaggio in Transilvania, "la terra al di là delle foreste", e facendone un signore di un castello cupo; ne accettò anche il modello - sempre tracciato da Polidori - di nobile maledetto. Gli mancava un nome; a suggerirlo fu Arminius Vambery, docente di tradizioni slavi, che gli parlò della figura del Voivoda di Valacchia, Vlad Basorab detto Tepes, "l'Impalatore", terrore dell'Europa centrale nel quindicesimo secolo, nemico dei Turchi; costui aveva avuto l'appellativo patronimico di Dracula, figlio di Dracul, poiché il padre era affiliato all'Ordine cavalleresco del Drago.
Una radice del termine valacco per "demonio", insita nell'appellativo, fece sì che il personaggio in questione, di fama spaventosa per le sue efferatezze, passasse per figlio del Diavolo.

Il libro uscì nel 1897 e fu un successo immediato; sollecitò interi studi e affascinò, malgrado gli evidenti limiti tanto letterari quanto di struttura; un'altra motivazione del successo va ricercato nella venatura erotica del racconto: l'analisi alla sensualità di Dracula ha prodotto fiumi di saggistica, tendente ad interpretare la figura del Vampiro come simbolo letterario nei confronti delle repressioni vittoriane in materia di sesso.

C'è un simbolismo omosessuale: Dracula cerca di succhiare il sangue che cola dal viso di Jonathan Harker; e lo reclama, furibondo, quando le tre vampire tentano di sedurlo: "Come osate toccarlo? Quest'uomo mi appartiene"; un analogo senso di possesso omosessuale figurava già in "Carmilla": "Tu sei mia. Tu devi essere mia; tu e io dobbiamo essere una cosa sola, per sempre"; c'è da far notare che Bram Stoker stesso si era auto-censurato: dagli appunti preparatori del romanzo risulta che nella sua prima versione la scena prevedeva che Harker si tagliasse il dito e che Dracula glielo succhiasse; ma la metafora appariva fin troppo azzardata per l'Inghilterra vittoriana.
Il sesso vampirico diviene così contaminazione assoluta, espressione di un disordine universale in cui non soltanto i limiti della morale sessuale ma anche i confini tra la vita e la morte vengono a cadere.

Il romanzo di Stoker fa da spartiacque nella storia della letteratura vampirica che può essere suddivisa in una fase pre-Dracula e una post-Dracula. A partire dagli anni '50 alcuni autori iniziano a introdurre novità: Richard Matheson in "I Am Legend" (1954) il vampirismo è ricondotto ad una causa interamente naturale: l'infezione prodotta da un microorganismo sconosciuto. L'umanità è infettata e solo pochi umani restano immuni; alla fine, la prospettiva è ribaltata: non sono più i vampiri, ormai la maggioranza, ad essere "contro natura", ma gli esseri umani; il protagonista conclude con "la leggenda sono io", e non più i vampiri. Colin Wilson invece immagina dei vampiri spaziali, provenienti da un altro pianeta, che suggono la forza vitale. Altri romanzi best-sellers furono "Salem's Lot" (1975) di Stephen King, "Intervista col Vampiro" di Anne Rice e "Sunglasses After Dark" di Nancy Collins.
Non esistono bibliografie esaurienti, ma è certo che in oltre 170 anni di letteratura vampirica - dalla novella di Polidori ad oggi - sono diverse centinaia, forse migliaia, le opere narrative aventi come protagonisti i vampiri (senza contare i cd musicali, fumetti, film - nota di Lunaria)

Cd che ascoltavo stanotte... ^_^

Nota di Lunaria: ovviamente leggendo questi libri


la miglior colonna sonora resta questa: ovviamente, i Cradle of Filth di "Dusk and Her Embrace"


ma anche questi (a patto che li si ascolti nei loro cd migliori, ovvero i primi) Lord Vampyr e Theatres des Vampires ("The Vampire Chronicles" -  "Bloody Lunatic Asylum" - "Suicide Vampire")



Anche i Dark Unfathomed di "Vampiric Opera"


hanno composto un'ottima canzone, così come i Lamia Antitheus e i Black Countess (che comunque plagiano molto i Cradle of Filth...)



 Altrimenti, per musica strettamente strumentale, i suggestivi Nox Arcana


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