La Notte Preromantica in Giuseppe Parini e l'eco dell'influenza dell'upupa in Foscolo

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La conclusione del "Vespro" descriveva la notte eguagliatrice: "e suora de la morte/un aspetto indistinto, un solo volto/al suolo, ai vegetanti a gli animali/ai grandi ed a la plebe equa permette"
Questa variante, preparando la cornice delle scene di commedia (e di commedia a suo modo libera, gioconda e disinteressata) della Notte, introduce una scenografia operistica, d'opera in musica, dunque, dove le truculenze erano di prammatica. Ma anche è vero che la poetica pariniana qui s'apre ad una melanconica tetraggine che per un verso annunzia i languori preromantici e per l'altro gioca sulle "esagerazioni" barocche per contraddire il "divertimento" del Bel Mondo. (Nota di Lunaria: infatti "Il Giorno" è un'opera satirica contro i costumi, le frivolezze e i difetti dei nobili)

Né tu contenderai, benigna Notte,
che il mio giovane illustre io cerchi e guidi
con gli estremi precetti entro al tuo regno.
Già, di tenebre involta e di perigli,
sola, squallida, mesta alto sedevi
su la timida terra. Il debil raggio
de le stelle remote (1) e de' pianeti,
che nel silenzio camminando vanno
rompea gli orrori tuoi sol quanto è d'uopo
a sentirli assai piú. Terribil ombra    
giganteggiando si vedea salire
su per le case e su per l'alte torri
di teschi antiqui (2) seminate al piede:
e upupe (3) e gufi e mostri avversi al sole
svolazzavan per essa; e con ferali
stridi portavan miserandi augúri:
e lievi dal terreno e smorte fiamme
sorgeano in tanto; e quelle smorte fiamme (4)
di su, di giú vagavano per l'aere
orribilmente tacito ed opaco;    
e al sospettoso adultero, che lento
col cappel su le ciglia e tutto avvolto
entro al manto, sen gía con l'armi ascose,
colpieno il core e lo strignean d'affanno.
E fama è ancor che pallide fantasime
lungo le mura de i deserti tetti
spargean lungo, acutissimo lamento,
cui di lontano per lo vasto buio
i cani rispondevano ululando.
[...]
Mira la Notte,
Che col carro stellato alta sen vola
Per l'eterea campagna; e a te col dito
Mostra Tèseo nel ciel, mostra Polluce,
Mostra Bacco ed Alcide e gli altri egregi,
Che per mille d'onore ardenti prove
Colà fra gli astri a sfolgorar saliro.
Svégliati ai grandi esempi; e meco affretta.


Sito consigliato dove leggere tutto il testo:
http://www.martinosanna.de/giuseppeparini/testi/g04_notte.php


Note:

(1) è la personificazione del moto astrale, per sé barocca, è animata dall'animazione stessa che pervade, rendendolo umano. anche quel vuoto infinito orrore: qui ben si coglie l'acquisto stilistico del Preromanticismo in vista del Romanticismo: si tratta di dar senso e ragione alle cose inanimate.
(2) Ancora un'esperienza pittorica sostenta lo stilema figurativo: quella dei teschi ai piedi della croce nell'arte settecentesca, con contrasti di luci e ombre.
(3) sono uccelli diurni; ma di qui comincia una lunga favola, che da Foscolo rimbalza a Montale: "Upupa/ilare uccello calunniato/dai poeti, che roti la tua cresta/sopra l'aereo stolto pollaio/e come un finto gallo giri al vento..."

Nota di Lunaria: ecco qui il passo dei "Sepolcri" di Foscolo, già commentato precedentemente qui: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2013/05/dei-sepolcri-i.html

Forse tu fra plebei tumuli guardi
vagolando, ove dorma il sacro capo
del tuo Parini? A lui non ombre pose
tra le sue mura la città, lasciva
d'evirati cantori allettatrice,
non pietra, non parola; e forse l'ossa
col mozzo capo gl'insanguina il ladro
che lasciò sul patibolo i delitti. (a)
Senti raspar fra le macerie e i bronchi
la derelitta cagna ramingando
su le fosse, e famelica ululando;
e uscir del teschio, ove fuggia la Luna,
l'upupa, e svolazzar su per le croci
sparse per la funerea campagna,
e l'immonda accusar col luttuoso
singulto i rai di che son pie le stelle
alle obbliate sepolture. Indarno
sul tuo poeta, o Dea, preghi rugiade
dalla squallida notte. (b) Ahi! su gli estinti
non sorge fiore, ove non sia d'umane
lodi onorato e d'amoroso pianto.

a) "Tra le macerie di tombe in rovina e gli sterpi che crescono fra di esse, si sente raspare la cagna randagia ("derelitta") che vaga tra le fosse e ulula famelica; e si vede un'upupa uscire da un teschio, dove si era rifugiata per sfuggire alla luce lunare, svolazzando tra le croci sparse per il campo del cimitero, e si sente l'immondo uccello lanciare il suo lugubre verso, con il quale sembra rimproverare le stelle perché illuminano con il loro raggio pietoso le sepolture dimenticate."
L'upupa, nella tradizione, era - erroneamente - creduta uccello notturno e luttuoso.
Tutta questa strofa rimanda al gusti cimiteriale della Poesia Inglese, Young e Gray,
http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2013/06/thomas-gray-elegia-scritta-in-un.html
ma anche ai "Canti di Ossian", o lo stesso Parini della "Notte" e il Monti della "Bassvilliana".
Personalmente, tenterei anche un confronto con alcune delle Poesie Rinascimentali Italiane, perché fascinazioni sepolcrali si ritrovano anche in poeti come Matteo Bandello, http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/07/poesia-del-1500-i-miei-versi-preferiti.html
Giovanni Guidiccioni, Giovan Battista Strozzi, Luigi Tansillo, http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/05/luigi-tansillo.html
tutti del 1500 (che in un certo senso, anticipano la Poesia Cimiteriale Inglese!).

b) Foscolo si rivolge sempre alla Musa Talia: "Invano invochi dalla notte arida delle rugiade sulla tomba del poeta". La rugiada può essere vista simbolicamente come un pianto che conforti la sepoltura. Sui morti non spuntano fiori, se l'estinto non riceve le cure dei vivi che lo onorano con le loro lodi e lacrime, segni del loro amore. La Pietas verso i morti è dovere della civiltà umana, perché la Natura (ecco di nuovo il riferimento alla Natura Matrigna, tipico anche del Leopardi) è impietosa, e prosegue nella sua opera di decomposizione e di distruzione.
Per curiosità: "In Morte di Amaritte - Elegia" (1796) Foscolo cita proprio Young: "Trista è così de' Morti la campagna / allora che Young fra l'Ombre della Notte / sulfato di Narciso egro si lagna."

4) Le "smorte fiamme" sono i fuochi fatui, già presenti nella notte estiva assordata dal coro dei grilli e delle rane, simile a quello dei poeti nella nascita illustre.  

Vedi anche: http://deisepolcriecimiteri.blogspot.it/2017/12/introduzione-al-romanticismo-e-alle-sue.html https://deisepolcriecimiteri.blogspot.com/2020/10/dallilluminismo-al-preromanticismo.html